L'Open Source è un fenomeno di larga diffusione relativamente recente e ancora oggi oggetto di accese polemiche in ambito politico, tecnico ed economico.
L'espressione "software libero" si riferisce alla libertà dell'utente di eseguire, copiare, distribuire, studiare, cambiare e migliorare il software. Più precisamente, esso si riferisce a quattro tipi di libertà per gli utenti del software:
- La libertà di eseguire il programma per qualunque scopo, senza vincoli sul suo utilizzo;
- Libertà di studiare come funziona il programma e adattarlo alle proprie necessità (l'accesso al codice sorgente ne è un prerequisito);
- Libertà di ridistribuire copie in modo da favorire la condivisione;
- Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio.
La libertà di usare un programma significa libertà per qualsiasi tipo di persona o organizzazione di utilizzarlo su qualsiasi tipo di sistema informatico, per qualsiasi tipo di attività e senza dover successivamente comunicare con lo sviluppatore o con qualche altra entità specifica. Quello che conta per questa libertà è lo scopo dell'utente, non dello sviluppatore.
Inoltre, l’utilizzo dei software open source permette:
- Maggiore interoperabilità in quanto usa formati aperti, non proprietari;
- Di usare programmi semplici e utili per l'apprendimento senza dover inseguire il mercato che sforna prodotti in continuazione;
- Di educare alla ricerca e alla sperimentazione;
- Di reperire facilmente una ricca documentazione (sempre insieme al programma), come gli How-To;
- Un notevole risparmio economico in quanto “Si risparmiano dei soldi sul fronte degli ACQUISTI da investire sul fronte della CONOSCENZA”.